Riccardo Lorenzetti Blog

~ Per fortuna che c'e' il Riccardo

Riccardo Lorenzetti Blog

Archivi Mensili: luglio 2019

In ogni caso, dei piccoli artisti; Chimenti, ma anche Palanca che giocò una vita nel Catanzaro. O Montefusco, genietto di un Napoli piuttosto modesto, e Vendrame, che scriveva persino poesie; l’estroso Zigoni, del Verona, e anche il mio Alviero Chiorri…

17 mercoledì Lug 2019

Posted by riccardolorenzettiblog in Senza categoria

≈ Lascia un commento

Tag

avellino, cagliari, calcio, catanzaro, juve, palermo, PISTOIESE, sergio brio, spal, taranto, vito chimenti

Il limite, e anche la forza, di uno come Vito Chimenti era proprio la provincia.

La provincia di una volta, dico. Che oggi non esiste nemmeno più, e quindi il discorso sarebbe già finito ancor prima di cominciare. Perché uno con quel talento lì (vero o presunto) in provincia, adesso, ci rimarrebbe tre, quattro mesi al massimo; il tempo di farci prendere la mira al procuratore, e soprattutto ai giornalisti, per i quali basta un gol al Benevento e ti battezzano fuoriclasse assoluto.

Ai tempi di Vito Chimenti non era così.
E infatti c’erano un sacco di calciatori che nascevano in provincia, e in provincia morivano (calcisticamente parlando. Piccoli trapezisti dal viso malinconico, ricchi di estro ma destinati a non andare oltre il circo di paese; virtuosi ballerini destinati ad illuminare i teatri di periferia, e mai il Bolscioi.
In ogni caso, dei piccoli artisti; Chimenti, ma anche Palanca che giocò una vita nel Catanzaro. O Montefusco, genietto di un Napoli piuttosto modesto, e Vendrame, che scriveva persino poesie; l’estroso Zigoni, del Verona, e anche il mio Alviero Chiorri… Che per noi era il più forte di tutti, ma se entrava a San Siro gli chiedevano i documenti.

Perchè erano tempi, quelli, dove le squadre non avevano trenta giocatori, e le cosiddette “grandi” il loro genio ce l’avevano già.
Di Mazzola in squadra, insomma, ne bastava uno. Come bastava, e avanzava, un Bulgarelli, uno Juliano o un Ciccio Cordova, che erano le “stelle” dell’epoca… Ed in quanto tali, poco disposte a dividere l’applauso con il parvenue che arrivava dalla provincia.
Il grande Meazza non poteva vedere Annibale Frossi, che segnava per conto suo anziché passargli il pallone; e così Boniperti con Nicolè, che veniva dal Padova. Platini era geloso di Beniamino Vignola, le (rare) volte che gli rubava l’apertura sulla Gazzetta, e raccontano di Rivera che, quando volevano cederlo al Torino in cambio di Claudio Sala, si comprò addirittura il Milan e ne “licenziò” il Presidente.
Anche per questo i Vito Chimenti nascevano in provincia, e lì rimanevano confinati; destinati all’amore imperituro di quelle tifoserie che grazie ad essi hanno vissuto anni memorabili, e adesso vedono la propria squadra sciagattare in serie D.

Altri tempi, quelli.
Dove i calciatori del Palermo li vedevi giusto nelle figurine Panini oppure in televisione, ma solo nel caso di una finale di Coppa Italia, quella volta ogni mille anni che ti capitava di arrivarci.
Successe nel 1979.
Era giugno, e al bar di piazza avevano già messo i tavolini fuori per i libidinosi del briscola-tresette.
Vito Chimenti segnò, al primo minuto.
Un gol alla Juve, all’epoca, era un lasciapassare per l’immortalità, ma anche una sbruffoneria: per uno di provincia, voleva dire attraversare le colonne d’Ercole… Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire la virtute di Mammì del Catanzaro, o di Gaetanino Troja, che proprio con un gol alla Juventus avevano nobilitato l’intera carriera.

Il povero Vincenzo alzò distrattamente la testa e sospirò: “Hanno fatto la frusta per il loro culo… Ora ne beccano un sacco e una sporta.”.
Come dire che quella sfacciataggine sarebbe costata molto cara a Vito Chimenti e al suo irriverente Palermo, che la magna Juve avrebbe schiacciato senza fatica, come si fa con le zanzare.
E invece, ci volle un gol di Sergio Brio, a cinque minuti dalla fine. E infine una prodezza di Causio, ai supplementari; quando tutti aspettavamo almeno i rigori, e speravano nello scherzetto alla Vecchia Signora.
Che stava antipatica anche nel 1979, evidentemente. Ma allora era un’antipatia goliardica, e spesso divertente, mentre adesso ci siamo incattiviti troppo.

A noi ragazzi, rimase negli occhi il gol di questo Vito Chimenti, per l’appunto: un tipo da figurine panini, più che da televsione, e che poi avremmo rivisto negli anni a venire con le maglie dell’Avellino e della Pistoiese, del Catanzaro e del Taranto. Mai con una maglia importante, come forse avrebbe meritato.

Ma il destino dei Chimenti (e dei Palanca, e dei Vendrame) non era evidentemente quello dell’Ulisse dantesco: era, invece, quello di Prometeo. Che un giorno rubò il fuoco agli dei e volle regalarlo agli umili, quali erano i tifosi del Cagliari, della Spal o della Sambenedettese.
Oppure, il destino di Robin Hood.
Che ruba ai ricchi per donare ai poveri, e poi un giorno si trova sulla sua strada Franco Causio; che anche lui ha un bel paio di baffi, esattamente come te, e anche lui viene dal sud.

Però, si trova dalla parte giusta: e infatti passerà alla storia come “Il Barone”.

Mentre Vito Chimenti, invece, sarà soltanto “quello della bicicletta”.

chiemnti.jpg

Condividi:

  • Tweet

"Mi piace":

"Mi piace" Caricamento...

Che uno come Antognoni quello scudetto l’avrebbe meritato più di tutti.

09 martedì Lug 2019

Posted by riccardolorenzettiblog in Senza categoria

≈ Lascia un commento

Tag

81 82, acf, antognoni, fiorentina, firenze, juventus, scudetto, viola

Chi ama il football e abita in Toscana, sa che prima o poi, presto o tardi, dovrà fare i conti con la Fiorentina.
Anche se non ne è tifoso.
Perché la Fiorentina ha qualcosa di magico. E’ qualcosa di più che una semplice squadra di calcio: vive una simbiosa assoluta e affascinante con la città che rappresenta. Ed il legame con la gente, è qualcosa di assolutamente profondo.

“Non sei per la Fiorentina?”
“No.”
“E allora, che Toscano sei?”

Eppure c’è stato un anno dove la piccola, orgogliosa Fiorentina è stata per l’ultima volta ad un passo dal sogno, ed ha recitato da protagonista assoluta fino alla fine. Successe nell’anno di grazia 1981-1982, uno dei campionati più mirabolanti e romanzeschi di sempre.
Primo, perché la Fiorentina e la Juventus si presero subito a braccetto e si lasciarono solo alla trentesima giornata (già quello è un fatto abbastanza raro): secondo, perché fece da prologo al Mundial di Spagna. Infine, perchè gli episodi che lo caratterizzarono ebbero un retrogusto da sceneggiato televisivo. Grandi protagonisti, colpi di scena, intrighi, fino, ovviamente, al finale mozzafiato.
L’atmosfera era incredibile. Nei bar non si parlava d’altro, e l’attesa per la domenica, pazzesca. Era un football dove non esistevano anticipi e posticipi: alla tv, programmi semplici come Domenica Sprint, o la Domenica Sportiva, che registravano ascolti da capogiro. E naturalmente il leggendario 90° minuto, alle sei del pomeriggio… Quella strepitosa compagnia di giro popolata da personaggi incredibili, alla Tonino Carino da Ascoli per intendersi. Gente con la presenza scenica di un bradipo e la dizione da attore di una filodrammatica paesana. Ma che, nell’Italia semplice di allora, funzionavano a meraviglia.

La Juve dell’81-82 era ancora quella che aveva dominato gli anni 70: un impasto di classe e grinta che Enzo Bearzot trapiantava spesso e volentieri nella sua Nazionale. Su quello, Boniperti volle innestare il talento di Liam Brady, fine regista irlandese che aveva fatto faville nell’Arsenal.
La Fiorentina, invece, era un orologino svizzero. Costruita dall’ambizioso Conte Pontello con la regia del furbissimo Tito Corsi.
Sfoggiava una maglia nuovissima e fin troppo originale: di un viola postmoderno con una presenza invadente di rosso e di bianco, ed un giglio stilizzato antistorico e antiestetico.
L’allenatore era Picchio De Sisti, e i migliori in assoluto furono due giovincelli di belle speranze: Pietro Vierchowod in difesa e Daniele Massaro, finta ala sinistra. In mezzo, il magistero araldico di Giancarlo Antognoni, il campione più amato dalla gente: fuoriclasse dal gioco sussiegoso ed elegante e dalla carriera bella e malinconica, molto in linea con le caratteristiche di quella città che lo venerava.

Il campionato di Antognoni, però, si interruppe drammaticamente il 22 novembre dell’81. Sul ginocchio (fin troppo alto) del portiere del Genoa che lo beccò pieno sulla tempia .
Ricordo ,a distanza di anni, la mestizia di quel pomeriggio drammatico, con Antognoni che usciva dal campo in barella e i telegiornali dell’epoca che aprivano le edizioni con gli accenti gravi e drammatici, riservati alle tragedie tipo il terremoto dell’Irpinia o Alfredino nel pozzo.
Quell’incidente ad Antognoni parve una cattiveria del destino.
E infatti, lo era.
Una cattiveria ingiusta e immeritata, che andava ad arricchire quella specie di leggenda nera che aleggia da sempre sulla squadra viola. Un incantesimo magico che, proprio nel momento di spiccare il volo, si diverte a mettere fuori combattimento il suo giocatore più bravo (è successo con Baggio, con Batistuta, con Pepito Rossi e da ultimo con Mario Gomez).

Come andò a finire quel campionato da feuilleton, è storia nota. L’ultima giornata, in un pomeriggio torrido di fine maggio: il rigore di Brady a Catanzaro e il gol annullato (ingiustamente) a Ciccio Graziani, in quel di Cagliari.
Doveva essere spareggio, e invece vinse la Juve, per la classica incollatura: rimase la rabbia di Firenze, e quell’adesivo (“Meglio secondi che ladri” ) stampato in migliaia di esemplari e che ogni buon tifoso viola applicò al lunotto posteriore della propria automobile…. Mentre a Torino stampavano la seconda stella che significava il raggiungimento dello scudetto numero venti.
Furono giorni tumultuosi, dove la sempiterna rivalità tra i due Club toccò il suo zenith.
Poi, arrivarono le caldi e dolci notti di Espana 82.
E lavarono tutto.

Naturalmente, rientrò anche Antognoni, nelle ultime giornate. In tempo per mettere il suggello, con la sua presenza, ad un campionato da romanzo.
Che non vide la Fiorentina con il tricolore sul petto, ma che sottolineò una volta di più la “diversità” di una tifoseria come quella di Firenze. Talmente legata ai suoi simboli e ai suoi affetti che una eventuale vittoria non nobilitata dal proprio campione più amato, sarebbe stata comunque una vittoria “mutilata”. Una vittoria bella, ma con un sapore meno pieno; che uno come Antognoni quello scudetto l’avrebbe meritato più di tutti.
Forse fu il destino (oltre a quella svista arbitrale) ad orchestrare l’epilogo del campionato 1981-82. Che nella foto per celebrare l’eventuale scudetto ci fosse Luciano Miani, e non Antognoni… Beh, quella si che sarebbe stata una cattiveria bella e buona.
E dal momento che la Fiorentina non ha una tifoseria, ma un popolo di inguaribili e romantici amanti, era giusto che andasse in quel modo.

E se non fu proprio giusto, fu comunque un bel finale.
Così, quando si chiuse il sipario, il pubblico applaudì. E quando se ne ricorda, applaude ancora adesso, che sono passati più di trent’anni.
Perché il calcio è vita.
E anche la vita, a volte, non è giusta.

fiorentina.jpg

Condividi:

  • Tweet

"Mi piace":

"Mi piace" Caricamento...

Era l’Italia che mostrava finalmente il suo volto migliore, e proprio quel 5 luglio ormai lontano ne fu l’emblema più significativo.

05 venerdì Lug 2019

Posted by riccardolorenzettiblog in Senza categoria

≈ Lascia un commento

Tag

ITALIA BRASILE, mundial, SPAGNA82

Sapeva di persone perbene, quella Nazionale.
Come il forno che avevi sotto casa, quando eri piccolo, e la mattina emanava un profumo irresistibile di pane fresco.
E sull’uscio della bottega c’era il fornaio: sempre sorridente, quasi sempre grasso e rigorosamente con i baffi.

Fu, quello, il vero segreto del Mundial 1982.
Che i suoi protagonisti erano tutte persone perbene, come i fornai grassi e baffuti di una volta
Erano perbene Pertini e Bearzot. Scirea e Zoff. Cabrini, Antognoni e Ciccio Graziani. Lo Zio Bergomi e persino Spadino Selvaggi, anche se non giocò mai.
Bruno Conti: che io conobbi un pomeriggio a Montepulciano, e mi sembrò perbene come quei fornai. Accompagnava la squadra Giovanissimi della Roma nella Finale Nazionale, ed aveva un sorriso e una parola buona per tutti. Poi passavano quei ragazzini di quattordici anni, e se la tiravano parecchio più di lui.

Fu, quello, il Mundial della nostra gioventù.
Quello che ci saremmo portati dentro per tutta la vita, dovessimo campare mille anni… L’estate della vespa 50 e del lento tipo “Il tempo delle mele”. Dei bagni al fiume e di Italia Brasile 3-2: stadio Sarrià di Barcellona, dove adesso hanno costruito un supermercato.
5 luglio 1982.
Ventisette anni fa.

Perché ci sono due date indelebili nella storia del calcio italiano, e sono proprio il 4 maggio e il 5 luglio.
Ma il 4 maggio piove sempre: come se anche la primavera si fermasse, quel giorno, a ricordare il sacrificio del grande Torino.
Il 5 luglio, invece, c’è sempre il sole.
E’ una giornata calda e luminosa; afosa e appiccicosa, come lo fu tutta l’estate del 1982 d’altronde.
E’ la giornata giusta per ricordare i ragazzi che eravamo.
Ma anche per ricordare quelli che abbracciammo, in quelle serate felici, e che adesso non ci sono più.
Che allora erano grandi e forti, e adesso gli portiamo un fiore, al cimitero, per ricordare che il calcio serve anche a questo… A ricordare.
A me succede anche con il Petroio, tanto per dire: “Ah, ci fosse stato Passerotto…”, penso, quando vince una partita importante.

La Nazionale dell’82 fu l’emblema della nostra fantasmagorica, irripetibile giovinezza.
Era l’Italia che mostrava finalmente il suo volto migliore, e proprio quel 5 luglio ormai lontano ne fu l’emblema più significativo.
Molto più della finale con la Germania, dove tutto era già scritto.
La partita decisiva, in realtà, fu proprio il 3-2 con il Brasile; fu in quel pomeriggio lì, che diventammo improvvisamente eroi. Seguendo in apnea gli ultimi venti, terrificanti minuti, compresa la famosa parata sulla linea di porta, all’ultimo secondo.
Quella che regalo’ l’immortalità a Dino Zoff, e costò a tutti noi almeno due-tre anni di vita.

Ricordo tutto di quell’estate.
Ricordo chi c’era, dove era e cosa faceva.
Ricordo le parole dette, quelle sussurrate e quelle soltanto pensate,.
Ricordo le canzoni dell’estate del 1982, perché anche quelle é impossibile dimenticarle: Miguel Bosè che cantava: “bravi ragazzi siamo, amici miei… Tutti poeti, noi del 56.” perché quelli del ’56, allora, erano ragazzi.
E oggi sono nonni.

Oppure “Avrai”, di Claudio Baglioni, che risuonava continuamente nei juke-box e in quegli ingombranti radioregistratori che andavano tanto di moda.

Era facile prevedere, allora, che avremmo avuto “grilli e stelle”, e “tuoni di aerei supersonici”.
E “pantaloni bianchi da tirare fuori, che è già estate” e “Natale di agrifogli, e candeline rosse”.

Poi, non è mica andata così.

Però, fu bello crederci… E tutto ci sembrò, davvero, a portata di mano.

Era il 5 luglio del 1982

 

ITALIA.jpg

Condividi:

  • Tweet

"Mi piace":

"Mi piace" Caricamento...

A LIBERDADE É UM TOQUE DE CALCANHAR – Riccardo Lorenzetti “A PRIMEIRA [E ÚNICA] TENTATIVA DE FAZER UMA REVOLUÇÃO JOGANDO FUTEBOL. E TER SUCESSO”

04 giovedì Lug 2019

Posted by riccardolorenzettiblog in Senza categoria

≈ Lascia un commento

Tag

brasile, Corinthians, Democracia, futbol, Liberta, Socrates, storytelling, Timao

“Porque Zoff, os setenta anos, nunca irá completar. Como também não completaram o Batman e o Topo Gigio… nem mesmo Tex Willer. Porque algumas pessoas nunca morrem, e sobretudo não envelhecem. E, sobretudo, enquanto fazemos coisas para preencher nossos dias, tais como esperar o verde nos semáforos, pagar o imposto de carro ou jogar na loteria, Zoff ainda está lá no estádio Sarrà. Com a sua idade indefinida, sua camiseta cinza com o número 1 costurado atrás e acima de tudo, com as mãos na bola que acabou de ser cabeceada pelo defensor Oscar. Na linha do gol, a defesa mais linda da história do futebol. O que nem Batman, nem Topo Gigio nem Tex Willer conseguiriam fazer.”

 

A LIBERDADE É UM TOQUE DE CALCANHAR Riccardo Lorenzetti

<<A PRIMEIRA [E ÚNICA] TENTATIVA DE FAZER UMA REVOLUÇÃO JOGANDO FUTEBOL.

E TER SUCESSO>>.

WALL 6

 

Condividi:

  • Tweet

"Mi piace":

"Mi piace" Caricamento...

‘A liberdade é um toque de calcanhar’ fala de amor, de futebol e de liberdade.

04 giovedì Lug 2019

Posted by riccardolorenzettiblog in Senza categoria

≈ Lascia un commento

Tag

Corinthians, Democracia, libertade, LIBRO, romanzo, san paolo, Socrates

Existem anos transitórios. São aqueles anos em que o mundo deixa de ser o que tem sido até o momento, mas ainda não é o que vai ser depois. São anos que vão além do nosso costumeiro código alfanumérico.Simplesmente, saem da história como estudantes numa viagem prêmio ou soldados em dias de folga. Houve um tempo, na Itália, que aqueles anos que passaram, não eram nem os anos 70 nem os 80. Como se entre a Milão do bandido Vallanzasca e a Milão das baladas tivesse um instante, um lapso de tempo no qual Vallanzasca não existe mais e os bares ainda estão fechados.

Nesses anos transitórios, a Itália venceu a Copa do Mundo na Espanha e o Corinthians de Sócrates deu o que falar pelo futebol e muito mais.

Dizem que Sócrates morreu em 4 de dezembro de 2011. Parada cardíaca, depois de uma noite exagerando no consumo de álcool: fiel aquela regra de ouro que sempre ligava o campeão a uma certa quantidade de vícios fora do campo.

<<Porque com o campeão viciado eu ganho os jogos importantes, enquanto reservo o bom garoto para minha filha se casar no dia que ela quiser>>, disse o famoso treinador que foi tomado por cínico e, em vez disso, sabia muito.

Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza etc… O capitão e meio-campista da seleção brasileira na Copa de 1982. Os outros três pontos do quadrilátero foram Toninho, Cerezo, Falcão e Zico. O que é como entrar numa igreja e encontrar uma natividade de Giotto, uma crucificação de Caravaggio e uma Madona de Rafael. E antes da saída, quase escondida, uma fonte de água benta atribuída a Michelangelo. Nesse meio-campo não faltava nada: Tão exagerado que Junior (conhecido na Itália como Leo Júnior), que era tão bom quanto os outros, para encontrar uma posição, foi deixado como lateral esquerdo. E, mesmo jogando nessa posição, jogou como campeão, o que ele era, mas toda essa opulência não era suficiente, esse time queria muito mais, Junior, lateral-esquerdo, tornou-se o símbolo do Brasil 1982: uma ostentação. Uma espécie de bofetada na cara da miséria.

E depois um jornalista da << Gazzetta dello Sport >> que, alguns meses depois (da morte de Sócrates), quando Dino Zoff completava setenta anos, decidiu lhe dedicar uma recordação na primeira página com fotografia e um título carinhoso: <<Auguri Nonno Dino>>.

“Nonno” Dino? “Nonno” Dino vai lá e diga a sua irmã. Porque Zoff, os setenta anos, nunca irá completar. Como também não completaram o Batman e Topo Gigio… nem mesmo Tex Willer. Porque algumas pessoas nunca morrem, e sobretudo não envelhecem. E, sobretudo, enquanto fazemos coisas para preencher nossos dias, tais como esperar o verde nos semáforos, pagar o imposto de carro ou jogar na loteria, Zoff ainda está lá no estádio Sarrà. Com a sua idade indefinida, sua camiseta cinza com o número 1 costurado atrás e acima de tudo, com as mãos na bola que acabou de ser salva pelo defensor Oscar. Na linha do gol, a defesa mais linda da história do futebol. O que nem Batman, nem Topo Gigio nem Tex Willer saberiam fazer.

WALL 2.jpg

Condividi:

  • Tweet

"Mi piace":

"Mi piace" Caricamento...
Follow Riccardo Lorenzetti Blog on WordPress.com

SEI IL

  • 11.991 VISITATORE

RICCARDO LORENZETTI PAGINA FACEBOOK

RICCARDO LORENZETTI PAGINA FACEBOOK

RECENTI

  • Anquetil scuote la testa: “Mi dispiace, mon ami… Ma anche stavolta, arriverò prima io.” Adesso, forse, sono di nuovo insieme. 16 novembre 2019
  • Raccontano (ma forse è una leggenda) che il colpo di grazia alla DDR e a quel Muro ormai barcollante fu proprio la notizia di Sparwasser, il loro calciatore-icona che stava fuggendo verso l’occidente… 9 novembre 2019
  • Fai buon viaggio, vecchio Fred. Adesso che sei tornato sul tuo pianeta 8 novembre 2019

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per seguire questo blog e ricevere le notifiche per i nuovi articoli via e-mail.

Segui assieme ad altri 411 follower

Articoli e pagine migliori

  • 20 Ottobre - ore 16.30 CASA DE POPOLO DI CAPANNOLI - La Libertà è un Colpo di Tacco
    20 Ottobre - ore 16.30 CASA DE POPOLO DI CAPANNOLI - La Libertà è un Colpo di Tacco
  • Chi avrà voglia di leggere “Il Paese più Sportivo del Mondo” ci troverà questa roba qui. Racconti molto familiari. Che piaceranno di sicuro a tutti quelli che sanno riconoscere i profumi e le atmosfere della provincia e delle storie che riesce a raccontare.
    Chi avrà voglia di leggere “Il Paese più Sportivo del Mondo” ci troverà questa roba qui. Racconti molto familiari. Che piaceranno di sicuro a tutti quelli che sanno riconoscere i profumi e le atmosfere della provincia e delle storie che riesce a raccontare.
  • La liberta é un colpo di tacco. CAPANNOLI
    La liberta é un colpo di tacco. CAPANNOLI
  • MONTALLESE - VENERDI 30 NOVEMBRE
    MONTALLESE - VENERDI 30 NOVEMBRE
  • IL PAESE PIÙ SPORTIVO DEL MONDO SABATO 10 NOVEMBRE GRACCIANO di Montepulciano
    IL PAESE PIÙ SPORTIVO DEL MONDO SABATO 10 NOVEMBRE GRACCIANO di Montepulciano
  • SABATO 13 OTTOBRE - ORE 17.30 BIBLIOTECA COMUNALE DI SARTEANO "VOGLIAMO LEGGERE"
    SABATO 13 OTTOBRE - ORE 17.30 BIBLIOTECA COMUNALE DI SARTEANO "VOGLIAMO LEGGERE"
  • Riccardo Lorenzetti con Pippo Lambardi a Vescovado di Murlo.
    Riccardo Lorenzetti con Pippo Lambardi a Vescovado di Murlo.
  • Perché scrivere significa ritornare un po’ bambini, e farsi prendere dalla nostalgia.
    Perché scrivere significa ritornare un po’ bambini, e farsi prendere dalla nostalgia.
  • SABATO 24 NOVEMBRE AD ABBADIA SAN SALVATORE Circolo Arci Viola Club - Via Gorizia, 46
    SABATO 24 NOVEMBRE AD ABBADIA SAN SALVATORE Circolo Arci Viola Club - Via Gorizia, 46

Archivi

  • novembre 2019
  • ottobre 2019
  • settembre 2019
  • agosto 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • Mag 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • Mag 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • agosto 2017
  • luglio 2017
  • giugno 2017
  • Mag 2017
  • aprile 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Mag 2016
  • aprile 2016

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per seguire questo blog e ricevere le notifiche per i nuovi articoli via e-mail.

Segui assieme ad altri 411 follower

RSS Feed RSS - Articoli

RSS Feed RSS - Commenti

Spam bloccato

1.635 spam bloccati da Akismet

Articoli e pagine migliori

  • Con noi, fu strepitoso. Avrei diecimila aneddoti sullo zio Vujadin.
    Con noi, fu strepitoso. Avrei diecimila aneddoti sullo zio Vujadin.
  • Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli…. Che erano tutti i suoi ragazzi. E rappresentano l'eredità più vera di un fenomenale uomo di sport.
    Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli…. Che erano tutti i suoi ragazzi. E rappresentano l'eredità più vera di un fenomenale uomo di sport.
  • Bravo Mario Scappaticcio. Per me, sei stato qualcuno.
    Bravo Mario Scappaticcio. Per me, sei stato qualcuno.

Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi via e-mail.

Segui assieme ad altri 411 follower

Archivi

Archivi

Fornito da WordPress.com.

Annulla
Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: